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giovedì 18 marzo 2010

Il "Gabbiano" chiede aiuto.


L'associazione per diversamente abili in cerca di una sede adeguata.

NOVA SIRI - Il 2004 è stato una sorta di “Anno zero”. I ragazzi diversamente abili di Nova Siri, a quel tempo, erano chiusi in casa propria. Ciascuno di loro passava i pomeriggi con la sola compagnia dei propri familiari. Prese vita in quell’anno l’associazione Il Gabbiano, pensata anzitutto come un luogo di incontro, che favorisse l’amicizia e il reciproco aiuto tra le famiglie di quei ragazzi. Molti vi aderirono come volontari, le istituzioni promisero impegno.

Nacque un luogo di condivisione che nel tempo è cresciuto. Oggi vi trovano accoglienza e attenzione personale disabili di tutte le età, dai 17 ai 45 anni. Presero corpo, in quegli anni, anche numerosi progetti condotti con cadenza annuale sino ad oggi: laboratori di arte-terapia, musicoterapia,cartapesta, ceramica, manifestazioni estive di giochi. Tutto il possibile, insomma, per offrire ai ragazzi delle attività che fossero occasione di crescita e apprendimento.

Il tutto, però, rigorosamente in autofinanziamento. L’associazione, costituita come Onlus e accreditata nell’albo regionale delle associazioni, non ha mai visto un euro dagli enti pubblici. Né con progetti regionali, né in altra forma, se si eccettua una sola iniziativa, realizzata nel 2008 in collaborazione con il Csv (Centro Sociale Volontariato).

Per il resto sono stati i genitori dei ragazzi a mettere mano alle tasche, aiutati solamente dalla buona volontà di qualche operatore volontario, che ha tenuto percorsi didattici senza richieste economiche. Dalle istituzioni, per la verità, è arrivata una sede: alcune stanze della delegazione comunale di Nova Siri sono stati messe a disposizione del Gabbiano e di altre associazioni, tra cui la Pro Loco. Un ambiente più che sufficiente per altre realtà associative, non per la loro. Le esigenze di quei ragazzi sono particolari. La stanza concessa al Gabbiano, per esempio, non ha servizi sanitari propri e i ragazzi devono essere accompagnati nei servizi della delegazione comunale. Non c’è un telefono, non c’è un computer. La sala, poi, è a ridosso di una strada percorsa dalle auto a velocità piuttosto elevata, con potenziali rischi per ragazzi non del tutto autonomi.

Anche gli spazi non agevolano l’attività. “Abbiamo dovuto rifiutare le richieste di coinvolgimento di alcune famiglie, anche di altri comuni della zona – spiega Giovanna Stefanizzi, presidente dell’associazione – ma purtroppo questo spazio basta appena per noi”. Anche l’aspetto estetico non è un optional. “Questi ragazzi – spiega la Stefanizzi – hanno un particolare bisogno di vivere in luoghi belli e armonici”.

Insomma, adesso il bisogno c’è. E quella sede non sembra più in grado di rispondere alle particolari esigenze dell’associazione. Per risolvere il problema ci sarebbero due possibili soluzioni. La prima chiama in causa un edificio pubblico, ristrutturato negli anni scorsi ma non ancora messo in funzione per lungaggini burocratiche. A Nova Siri, fanno notare i volontari del Gabbiano, c’è un ex mattatoio comunale, ristrutturato per diventare una sorta di centro di aggregazione culturale. “E’ completo da più di un anno, ma ancora non parte. E intanto quella struttura sta invecchiando prima di essere utilizzata mentre noi non sappiamo dove andare”.

Ci sarebbe, per la verità, un’altra ipotesi, forse addirittura migliore. Si tratterebbe di prendere in fitto un appartamento con caratteristiche adeguate e chiedere al comune un sostanzioso contributo per la spesa sostenuta. “Ne abbiamo già individuato qualcuno – continua la Stefanizzi – se solo fosse possibile”.

Genitori e volontari del Gabbiano, insomma, sentono di essere arrivati a un bivio. O con una svolta, o con un drammatico, ma inevitabile, stop. Nei giorni scorsi hanno scritto una lettera aperta, indirizzata ai cittadini di Nova Siri. Non mancano parole che feriscono, soprattutto quando scrivono di aver notato “tante parole inutili tanti sguardi indifferenti”. Ma non manca una sincera speranza di aiuto: “Abbiamo bisogno di voi, del vostro aiuto umano e materiale”. Un aiuto che può arrivare in tanti modi, aiuti economici, ma anche collaborazione e vicinanza umana. Nella lettera ci sono anche richieste specifiche: sede adeguata, materiale didattico, materiale per la manipolazione, etc.. Ci sarà qualcuno pronto ad aiutarli?

pubblicato il 9 marzo sul Quotidiano della Basilicata

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